sabato 11 agosto 2007

Mi fermo

Buongiorno a tutti. Oggi avrei dovuto scrivere sul blog per raccontarvi degli ultimi campi che ho visitato, dell'Associazione Eta Beta Onlus e del suo lavoro sul recupero di fontane e tabernacoli nella Val d'Elsa, della cordialità e del calore di (Ales)Sandro e Elisabetta, della loro organizzazione, di un bel gruppo di volontari presenti, di magici paesaggi lungo la Volterrana. Poi di Dolceacqua (un altro turno di campo), della sua unicità, di Piero e Enza e di tutta la Grande Famiglia, dei tramonti di cui innamorarsi, dei volontari, dei falò fra fra percussioni, stelle e pensieri. Non lo farò. E so che loro saranno daccordo con me. La morte a Livorno fra le fiamme di quella che per loro era la casa, di Eva, Danchiu, Lenuca e Nengi, bambini romeni in Italia nella speranza di qualcosa di meglio è stato un colpo terribile. Per me è come se fossero stati fra i bambini che così tanto mi hanno regalato nei miei dieci giorni a Panciu, nel Maggio scorso. E' come se fossero quei sorrisi e quegli sguardi e che ho conosciuto e che tante volte mi ritornavano alla mente. Soprattutto ora che alcune delle persone a me più care sono lì con loro a portare avanti qualcosa di importante. E allora mi fermo, lo spettacolo per ora non va avanti, non scrivo sui campi che dovevo raccontare. Non è retorica è dolore. A volte è il tempo anche per questo e per nient'altro. Stasera parto per la Sicilia con questo magone. Ma anche con la consapevolezza che quello che hanno fatto e che stanno facendo Manuela, Clara, Miguel, Sara, Silvia, Pierluigi, Sonia, Letizia, Annaviola, Elisabetta, Ermanno, Antonella le tre ragazze olandesi, Alessandro, Elena, Giuseppe, e tutti gli altri coinvolti sia la speranza per andare avanti.

giovedì 9 agosto 2007

scusate il ritardo!!!

Uè! salve a tutti e un mare di scuse per il ritardo enorme con cui torno a scriver sul blog. Tre campi in pochi giorni con vicende da seguire con attenzione, poco tempo libero, zero possibilità di collegarmi ad internet, kilometri da coprire rapidamente con la bici. Poi il ritorno a Ferrara (18:50 di martedì 31 luglio, un mese e un giorno dopo la mia partenza), la partenza della Marion, la casa vuota, la città a cui mi devo riabituare senza la gente che le dava vita, il kebab in via garibaldi, il gelato da sottozero, poi mercoledì subito all'IBO per rivedere e salutare tutti impegnatissimi nelle selezioni per i nuovi volontari in SCV, neanche il tempo di raccontare o di fare una foto che subito sotto col da fare, in più tre giorni di gran mal di pancia. Ma soprattutto riabbracciare e perdermi negli occhi di chi da qualche mese ha la pazienza di sopportarmi accanto a lei, appena prima di un nuovo saluto destinazione Panciu (non parto io questa volta), per un'esperienza da vivere e raccontare! Ora eccomi qua in ufficio, a fare con la mente un passo indietro e riprendere da dove eravamo rimasti, magari velocemente per non annoiarvi troppo.

Massa M
arittima, centro Carapax

Arrivo a Massa Marittima da Follonica abbastanza distrutto, dopo aver percorso una strada che gli automobilisti pensano sia un circuito di Formula1. Ovviamente un pò di salita che non guasta mai, ma per fortuna (una colta tanto) la deviazione per centro Carapax si trova prima dell'impegnativa ascesa che porta alla cittadina maremmana. Il caldo e soprattutto l'afa però sono a dei livelli allucinanti. E' un campo di lavoro differente dagli altri, il Carapax infatti lavora da anni per la salvaguardia delle tartarughe che vengono accolte, studiate per poi essere rimpatriate e reintrodotte in natura. Inoltre ospita anche una colonia di (stupende) cicogne bianche e alcuni asini della famosa razza Amiatina (a rischio di estinzione). I primi campi Ibo risalgono a metà anni '90. Purtroppo sia durante il precedente periodo di campo che ancora in questi giorni ci sono stati seri problemi con il Corpo Forestale dello Stato che è arrivato anche a perquisire i bungalows dove alloggiano i volontari per cercare un pretesto per costruire un'accusa senza fatti (ma di questo non mi stupisco più, vero pà?...e non entro nei dettagli che sarebbe troppo lungo). L'atmosfera del campo quindi risentiva anche di questo. Non era facile poi per i volontari stranieri (provenienti in questo caso dal Belgio, cui si aggiungevano tre italiani) resistere a temperature così alte, tanto che una di loro, particolarmente sensibili, a dovuto ricorrere anche a controlli sanitari. In questo caso i consigli sono i soliti: frutta, verdura e bere, bere e ancora bere. Nonostante questo e altri problemi legati soprattutto ai non facili rapporti personali con il responsabile del centro, i ragazzi del gruppo hanno tenuto, sono andato avanti formando un bel gruppo, lavorando duramente (disboscamento e pulizia aree verdi e nutrimento tartarughe), conoscendosi sempre meglio, qualcuno con la voglia anche di restare più del previsto. Grandi e stoici da vero! Li ho salutati venerdì 27 per dirigermi a Nomadelfia, per un nuovo campo che iniziava e nuove persone da conoscere.

Nomadelfia
Nonostante il clamoroso ritardo con cui mi presento (a Follonica avevo perso il treno per Grosseto) vengo accolto con un calore umano non comune dal nucleo familiare (gruppo di famiglie che, abitando divisi ma in abitazioni molto vicine, condividono la cucina, i pasti, gli spazi comuni, il lavoro nell'orto e momenti di incontro. Base della società dei Nomadelfi) che mi ospitava. Il campo di lavoro sarebbe iniziato solo la domenica successiva (29 luglio) ma io per quella data dovevo gia essere sopra Castelfiorentino. Quindi non posso raccontarvi dei numerosi volontari (ma allora che ci sei andato a fare? verrebbe da dire) presenti: 5 dal belgio, 4 dall'olanda, 2 dall'austria e 2 dall'italia. Vi dirò però della grande accoglienza dei nomadelfi, della loro comunità così inusuale, della democrazia diretta, del "non è mio, ma è nostro", della critica alla proprietà, della ricchezza delle relazioni personali, dell'importanza del rapporto con la terra e con i suoi frutti, della bellezza del posto, di Don Zeno sempre rievocato in molte conversazioni, di un non facile confronto col mondo esterno forse per paura, di un canale televisivo unico che passa film tagliati e programmi selezionati (.....), dell'obbiettivo di un'esperienza del genere. Di molte altre cose da approfondire ad averne il tempo. Una comunità comunque da conoscere anche a livello personale e con la quale confrontarsi.


Beh, per ora basta e alla prossima (vi promettio presto) per i racconti degli ultimi campi visitati!

mercoledì 25 luglio 2007

un sogno che riparte


Olà!

Eccomi a raccontarvi di questi ultimi giorni direttamente da Siena, da dove fra poco partirò destinazione Massa Marittima. Prima di tutto, però, voglio ringraziare mia cugina Gio per gli auguri di buon onomastico.
Un internet point proprio dietro Piazza del Campo mi permette di scrivere nonostante accanto abbia un ventilatore sparato alla massima velocità e diretto in faccia.


Dopo un rapidissimo passaggio da Pisa, dove la bandiera IBO è stata vista sventolare nei luoghi che hanno visto nascere e crescere (e diventare, vostro malgrado, quel che è) l'autore di questo blog, la meta di lunedì era Vicchio, ma più esattamente la località Vespignano e per meglio specificare ancora, il luogo chiamato Aia Santa. Arrivo alle 14 (orario scelto senza la minima logica) a Borgo S.Lorenzo, dove ad accogliermi trovo 40 gradi... un caldo pazzesco! In compenso però la stazione della cittadina del Mugello ha un pratico sottopassaggio con salita e discesa per disabili e bicicletta... ne avevo trovate uguali anche a Firenze Rifredi e S. Gennaro, Roma, Bologna e Pisa invece promosse per i comodissimi ascensori! Finalmente, dopo essermi accollato la bici con borse al seguito ad ogni stazione di arrivo, sporcandomi di morca e graffiandomi ripetutamente con i pedali, una tranquilla pedalata senza scalini era quello che mi ci voleva! Rinuncio però a pedalare subito, vista la temperatura insostenibile, e mi butto al baretto a rinfrescarmi. I kilometri da fare sono comunque pochi (appena 6) e quindi, dopo una mezzoretta, parto. Arrivo al segnale "La casa di Giotto", che pensavo essere un agriturismo dal nome a effetto, ma che in verità è veramente la casa natale dell'artista, e giro a sinistra. Dopo poco la strada inizia a salire in modo impossibile, la salita più dura di questo giro, per fortuna è molto breve, ma mi devo ugualmente fermare. Il cimitero del paese mi offre un po' di riposo (fortunatamente non eterno) vedo la Madonna (in gergo ciclisto si usa quando le energie sono proprio finite), ma alla fine riesco ad arrivare a un punto dove la strada spiana. Finisce la strada asfaltata ed entro nel bosco. Finalmente raggiungo l'Aia Santa (luogo natale di S. Giovanni da Vespignano) dove trovo seduti, a una lunghissima tavolata, i volontari e le famiglie dell'associazione immersi in un'allegra merenda pomeridiana.


Mi conquista subito l'atmosfera che si è creata con il campo di lavoro e l'accoglienza delle paersone che da poco si sono trasferite lì. Sono due famiglie numerose (fra poco ne arriverà una terza) dell'associazione Le Case che, a Sieci (vicino Pontassieve, Firenze), hanno dato vita a un'esperienza di accoglienza e formazione giovanile legata a stili di vita socialmente responsabili e ambientalmente sostenibili, tanto positiva da far nascere l'idea di trasformarla in realtà di vita, presentata a una delle più interessanti manifestazione su questi temi: Terra Futura. Come spesso accade, i diretti proprietari della vecchia struttura hanno deciso di speculare e quindi le famiglie hanno dovuto trovarsi una nuova sistemazione. E ci sono riusciti alla grande! I lavori sono tanti, le case sono quasi completamente da ristrutturare, ma solo il panorama e l'ambiente intorno bastano per far venire la voglia di rimboccarsi le maniche e darsi da fare. Un luogo dove si respira una bella aria e non solo per la posizione geografica. I volontari presenti sono ben nove! Tre italiani, tutti molto giovani (17 anni), studenti di scuola superiore: Ilaria e Giulia di Saronno, Emanuele della Valtellina. Poi gli olandesi: Guus (47 anni, farmacista e 15 campi di lavoro alle spalle) e Yvonne (insegnante di biologia e scienze naturali), veri leader del gruppo, tanto che anche i responsabili si affidano a loro per consigli sui lavori. E ancora: Jeske, sorella di Ninke, che avevo incontrato al campo dell'Appia Antica a Roma, Anne, Annemarie e Michiel. Un gruppo bello, unito, con persone in gamba pronte ad aiutarsi e a collaborare. Sfamati dalla buonissima cucina di Miriam e Olivia, allietati dalla simpatica confusione dei 6 fra ragazzi e bambini presenti, seguiti da Emanuele e Filippo, dondolati dalle due amache all'ombra, rinfrescati dalle docce all'aperto, divertiti dalla presenza di Rossella, la capra che ogni mattina regala latte e formaggio, impegnati in lavori necessari e anche coinvolgenti, i magnifici nove stanno trascorrendo due settimane che difficilmente dimenticheranno. Ieri sera poi, tavolata di quasi trenta persone, parlando italiano, inglese, olandese e tedesco. Dopo cena tutti al concerto heavy-metal a Borgo S. Lorenzo dei vicini di casa, che le sere prima provavano i loro pezzi cullando con ninnenanne rock il sonno di tutti. Il tutto allietato dall'incredibile carica e simpatia di Ugo, responsabile del campo. A fine agosto, poi, ci sarà un'altro turno di campo di lavoro.


Ma ora vi lascio, Massa Marittima e il Carapax mi aspettano!


Alla prossima

sabato 21 luglio 2007

Spice volunteers

Uè!
Da un internet-cafè in stile indiano, con le scritte sul computer in cinese (meno male che mi ricordo i link a memoria!) vi scrivo per aggiornarvi sui miei spostamenti e le miei visite ai campi.



Rieti-Cortemilia

Dopo vari giorni di pedalate per raggiungere il Piemonte dal lontano Lazio, ho iniziato a riprendere i miei amati regionali. Da Rieti, passando per Terni e Orte, ho raggiunto Arezzo, incontrando una coppia di cicloturisti provenienti dall'Olanda, professionalissimi, con vere bici da cicloturismo e con borse super impermiabili. Da Arezzo, immersa in un'afa record (il termometro segnava 40 gradi!) mi sono spostato, sempre in treno, a Firenze. Qui, gentilissimo come sempre, mi aspettava Il Fra (mio coinquilino e mio compagno di avventura insieme ad altre sei spledide persone, in quel sogno di città che è Lisboa). Grande cena a base di involtini e poi dritti in fortezza per la Festa dell'Unità, che sembrava più un luna park che una festa di partito (quale? tra l'altro). Il mattino dopo, un'ora trascorsa in una fantastica (anche se un po' costosa) lavanderia con tanto di asciugatrice e quindi treno regionale da Firenze Campo Marte a Bologna (ma allora non ci sono solo Intercity per questa tratta!). Per l'ora di cena arrivo a DolceAcqua, chiamarla solo casa Famiglia sarebbe riduttivo, accolto come se fossi a casa (e in effetti mi sento proprio così) e con l'affetto e l'attenzione che solo le persone che vivono lì sanno trasmettere. Mi raccontano del campo di lavoro appena terminato con 4 ragazzi olandesi e un volontario italiano, dell'importante ruolo di Erwan (volontario francese in EVS) come mediatore e della notte bianca di venerdì 6 luglio con 800 persone. Sono abbastanza cotto da tutto il caldo patito negli ultimi due giorni e quindi, purtroppo, non riesco a essere molto di compagnia. La mattina dopo riparto: Bologna-Alessandria, Alessandria-Bistagno. Poi 25 km sotto un sole cocente: mi fermo, riparto, mi rifermo all'ombra, entro in cortili privati a chiedere un po' d'acqua fresca... il tutto aggravato da fastidiose noie al soprasella (...). Questa volta nemmeno il bel paesaggio riesce a non farmi pesare la fatica dello stare in bici. Arrivo comunque in serata a Cortemilia, esattamente in località Monte Oliveto.


Campo di Lavoro e Solidarietà Cortemilia
Don Vittorio (monaco nella vita, spirito libero nell'anima e tuttofare nei lavori) da anni propone esperienze di volontariato legato al recupero del territorio dell'Alta Langa. Prima a S.Benedetto Belbo, ora a Cortemilia (famosa per la Nocciola!), in collaborazione con l'Ecomuseo della Vite e dei Terrazzamenti della Regione Piemonte. Lavorando insieme a loro, insegna ai ragazzi la tecnica del muretto a secco, tipica di queste zone e della Liguria. Per uno strano gioco del destino, ma anche perché sono quasi sempre la maggioranza nei campi di lavoro, in questo primo turno i volontari presenti erano esclusivamente ragazze: Josefine, Clara, Katarzyna e Jennifer da Berlino, tutte compagne di classe all'ultimo anno di Liceo Classico. Laura, Evelyne e Renate olandesi e studentesse universitarie. Distrutte dal lavoro, dalle pietre più pesanti di loro da portare, dalle carriole da riempire di sabbia, dalla terra durissima da picconare, ma entusiaste dell'esperienza e del vedere il muro crescere. Per sentire meno la fatica ecco allora un lettore cd, due piccole casse... So tell me what you want, if you really really want....If you wanna be my lover... e vai con le Spice Girls! Don Vittorio se potesse si metterebbe le mani nei capelli, ma alla fine sorride anche lui. I ragazzi del paese, interessati a conoscere nuove culture e nuovi modi di vivere, hanno organizzato uscite serali, gite in piscina, scampagnate e partite a biliardino (o calcino come si dice a Ferrara). Una bella integrazione (un po' interessata...) fra volontari e comunità locale.




Ora mi aspetta la Toscana con i suoi sali-scendi. Buon Fine Settimana a Tutti!!! E un pensiero per non scordare cosa è successo in questi stessi giorni a Genova nel 2001: Verità, Giustizia e Memoria.
"Non si spegne il sole se gli spari addosso".
P.S.: per il momento niente foto per colpa del pc, ma cercherò di rimediare al più presto

martedì 17 luglio 2007

Non solo campo di lavoro!

Arieccomi! Da un punto internet dove il livello di sudore è sopra ogni limite consentito, vi scrivo un po' di fretta per farvi vivere i due giorni che ho passato a Sala, 8 km da Rieti, che fino al 28 luglio ospiterà uno dei tanti Campi di Lavoro e Solidarietà di IBO Italia.


La strada per arrivarci non è delle più agevoli, in alcuni tratti 10% di pendenza, soprattutto se fatte con le borse dietro e con il caldo di questi giorni. Piano piano però anche le peggiori salite si possono domare, è una sfida con se stessi, quasi una filosofia di vita. Cambia l'ordine di grandezza, non più i kilomeri. Si va avanti di cento metri in cento metri. Mi supera la macchina di Matteo Amati, responsabile del campo, che mi incita a suon di clacson. I tornanti si susseguono, mi levo il casco perchè il caldo è insopportabile. Non ce la farei però a salire se il paesaggio intorno a me non fosse così bello. Proprio in questo sta la differenza della bicicletta: il poter osservare pian piano il territorio intorno che cambia, sentirne gli odori, scoprirne i profumi, apprezzarne i colori. La fatica (tanta) è sempre ripagata dallo spettacolo naturale che il cilclista può vedere dall'alto, con la serenità di chi sa di esserselo conquistato con il suo impegno. Comunque, fortunatamente, in mio soccorso arrivano anche i protettori più insperati (giuro che il cartello non l'ho ritoccato, ma un trucco c'è...). Poi la strada inizia a spianare e gli ultimi due kilometri sono in falso piano. Arrivo a Sala, 800 metri circa sul livello del mare. Non un paesino o un villaggio, ma praticamente un gruppo di poche case. Fino al dopoguerra qui intorno vivevano circa 60 famiglie, poi, anno dopo anno, le persone hanno iniziato a trasferirsi in città e così, da allora, tutto è finito in abbandono. Cinque anni fa la Cooperativa Sociale Integrata "Consortium", già impegnata a Roma in progetti di agricoltura biologica con inserimento di minori con problemi giudiziari e disabili, in collaborazione con la Comunità di Capodarco, decise di impegnarsi affinchè queste terre tornassero a rifiorire. Memore delle esperienze di occupazioni agricole degli anni '70 e con tanta voglia ancora di cambiare il mondo, Matteo Amati, l'anima del progetto, pensò di impegnarsi in questo insieme a volontari provenienti da varie parti d'Europa. E' così che nel mese di luglio le quattro case di Sala si trasformano in una babele di lingue e culture, accomunate dall'entusiasmo e dalla voglia di stare insieme. Quest'anno il gruppo era meno numeroso rispetto a quello degli anni passati, ma non per questo meno attivo: Luca, studente all'Istituto Agrario di Roma; Matteo, trecce rasta ed erre moscia, pure lui romano; poi Martina dalla Baviera e un futuro ancora da decidere. Infine gli olandesi: Tomas, grande appassionato di ciclismo e smanioso di avere notizie sul Tour; Coby studentessa di Biologia e Wilma iscritta a Medicina a Rotterdam. Cuoca è Marisa che, con il marito Fabio, le figlie e il cane Jack, è una dei pochi abitanti del borgo. Il lunedì si inizia presto: sveglia alle 5:45, colazione 6:15, partenza per il lavoro alle 7:00! Qualcuno va al caseificio (costruito anche grazie al lavoro dei volontari degli scorsi anni) dove la cooperativa fa uno strepitoso formaggio di capra... e ovviamente anche latte e ricotta! Gli altri al cantiere, fra cazzuole, secchi e carriole, dove si lavora al restauro di un vecchio casale da adibire ad alloggi per persone con disabilità. I ragazzi poi nei prossimi giorni avranno modo di osservare e imparare a fare il formaggio, ma anche il pane e la pizza. Nei pomeriggi sono previsti incontri sui diritti umani, multiculturalismo, teatro d'avanguardia, cinema, visita di Rieti e dei monasteri francescani. La sera, invece, film e concerti, inaugurati lunedì da tre eccezionali musicisti con musiche irlandesi che si sposano a meraviglia con il luogo selvaggio e il cielo stellato. Insomma, un campo di lavoro, ma non solo questo, molto di più! Ora, qualche tappa di trasferimento e poi mi aspetta il Piemonte, esattamente Cortemilia!


A presto!

Finalmente la Sabi...na

Uè! Mentre all'internet point le signore straniere fanno la fila per mandare i soldi a casa io, dopo qualche giorno di silenzio, sono qui per raccontarvi dei miei ultimi giorni passati nella... Sabina! Fra compagni di viaggio, pericolosi sovversivi nascosti in paesini di montagna, salite impegnative che regalano però paesaggi mozzafiato (che già uno arriva in cima che ce n'ha poco...), mucche, capre, eccezionali musicisti stile irlandese e tanto altro. Ma partiamo dall'inizio.



Roma-Montelibretti-Rieti

L'uscita da Roma, che pensavo ardua, si è dimostrata invece una tranquilla passeggiata. Ormai mi ero abituato a tutto quel traffico e, vi giuro, che inizio a preferire gli ingorghi della capitale con guidatori socevoli e rassegnati rispetto ai tipici giovanotti tamarri di provincia che sfrecciano come dei pazzi con l'autoradio a tutto volume (ma chi di noi non lo ha mai fatto?). Dicevo una tranquilla passeggiata, resa problematica però da due eventi naturali. Primo, la mia sbadataggine (più naturale di quello!) che mi ha fatto dimenticare il documento nell'internet point da dove avevo scritto martedì scorso e che mi ha costretto a rifare mezza Roma per recuperarlo (grazie alla gentilezza della commessa).

Secondo, il caldo allucinante. Meno male che la solidarietà ciclista viene in mio aiuto. Un professore di educazione fisica (il mestiere più bello del mondo!) incontrato a un semaforo, mi accompagna, fianco fianco con la sua bici per una mezzoretta (facendomi già sognare, con i suoi racconti, nuovi itinerari lungo il Danubio) e indicandomi la strada migliore per continuare.

A metà della Salaria, invece, mi aspettava Luigi (amico di Rosa, uno dei riferimenti per il campo di Rieti) precario della ricerca (allora esistono veramente, non solo sui giornali!) presso l'Istituto
Sperimentale di Zootecnia che grazie a lui ho visitato fra bufale, chianine, frisone e tori piemontesi. Grande lettore del Manifesto e neo abbonato di Altreconomia (allora non sono solo al mondo!), il personaggio nella foto a fianco rappresenta una cellula dormiente della sinistra extraparlamentare nascosta in quel di Montelibretti. Cosa starà progettando nessuno lo sa, e nemmeno io sono riuscito a scoprirlo, ma in compenso ho avuto modo di apprezzare la sua cucina e la sua grande ospitalità.

Il giorno dopo, sabato 14, si riparte. Di nuovo sulla Salaria. Grazie alle preziose indicazioni di un autoctono, mi evito qualche kilometro di salita. Quando poi richiedo indicazioni a un camperista mi sento rispondere: "Ciao Amore, si, vai bene dritto per Rieti..." (Kiko! Solo ora capisco veramente Via Traversagna!) . Il clado è terribile e mi obbliga a continue soste per bere e per buttarmi acqua sulla testa. La crema protezione 10 inizia a non bastare e inizio a cambiare pelle come i serpenti. A un certo punto una moto mi suona e mi saluta. Penso: "Meno male, un po' di sostegno!". Poi il tipo accosta, si ferma e si toglie il casco. Carramba! E' il professore di educazione fisica! Mi starà mica seguendo in incognito? Che io ovviamente non riconosco subito. Mi incita e mi spiega come sarà il prossimo pezzo di strada: discesa, poi salita dura (sigh!), ma poi tutta discesa fino a Rieti (e vai!). E infatti è proprio così. Arrivo a Rieti con 40 gradi all'ombra. Cerco il B&B Ponte Romano, niente indicazioni, niente insegne, niente campanello. Alla fine lo trovo: una signora mezza impaurita (vedendomi nelle condizioni in cui sono arrivato, chi non lo sarebbe!) mi apre e mi fa entrare praticamente in casa sua. Mi butto sul letto (di camera mia) e mi sveglio due ore dopo con ancora la roba da ciclista addosso. Scopro poi una vista dal balcone meravigliosa, il fiume Velino pulitissimo che uno non ci crederebbe che passa in mezzo ad una città, la festa del sole e la sfilata dei rioni. A cena una pizza in solitario e un po' (tanta) nostalgia. Il giorno dopo mi aspetta lo spauracchio dell'ascesa a Sala: 8 km di salita! Quindi a letto presto e abbondante colazione. Un nuovo campo di lavoro mi aspetta!



P.S.: Prima di finire però, un pensiero a chi è già partito (Clara e Manu), a chi sta partendo (Miguel e gli altri volontari), a chi partirà (Sonia, Leti e gli altri volontari), a chi si sbatte a costo di sacrificare ore di sonno, ferie e quant'altro, facendolo sempre con un'energia e un entusiamo unico (Ale), a chi direttamente sul posto manda avanti tutto con una forza, una volontà che solo pochi hanno (Elena e Giuseppe), a chi forse mi sono scordato. A tutti coloro insomma che animeranno e riempiranno di gioia insieme ai bambini le strade di Panciu (Vrancea, Romania) un abbraccio con tutto il cuore e una dedica speciale:


Ionel, Ionelule Nu mai bea baiatuleIonel, Ionelule fiindca te rad fetele...hei


"Che siete la promessa che un domani è possibile!"

venerdì 13 luglio 2007

Arrivederci Roma...

Uè! Arieccomi! Uscendo da Roma non posso non raccontarvi del tempo passato a Casa S.Giovanni ospite di Don Vittorio e dei suoi ragazzi. Giorni intensi e anche faticosi, con il solo rimpianto che nessun volontario abbia scelto questo campo. Di lavoro ce ne sarebbe stato, ma soprattutto di persone pronte ad accoglierti e a farti sentire a casa.

L'Associazione Casa S.Anna, in vista di partire con i lavori di ristrutturazione del complesso “Casa S.Anna” (per l'appunto!), che sarà adibito a centro d'accoglienza per donne, gestisce due case, Casa S.Giovanni e Casa S.Giuseppe, all'interno della tenuta Vaselli, fra la Casilina e la Prenestina, appena fuori Torre Angela. Una borgata (praticamente una città) alle porte di Roma, con gli enormi problemi comuni alle periferie delle grandi metropoli aggravati (ne sono comunque una delle cause) dalla forte presenza, soprattutto tra i giovani, dell'estrema destra. Don Vittorio è stato parroco per nove anni di questa enorme parrocchia, poi ha iniziato a dare noia a qualcuno, e le gerarchie hanno visto bene di assegnarlo a un quartiere fantasma, Mezzocammino. A Mezzocammino ci sono strade e parcheggi, stanno costruendo palazzi, laghetti, parchi, un centro commerciale (non è previsto nessun negozio staccato, addio al mitico "baretto"), è stato pensato per ospitare migliaia di persone (con un certo reddito) ma ora non ci vive praticamente nessuno. La chiesa è un prefabbricato e prima non c'era nemmeno quello: quindi fino ad aprile messa sul marciapiede!

A Casa S. Giovanni ho ripescato il mio polacco... infatti la maggior parte dei lavori sono affidati a Giuseppe (Josef, od Polska) che vive lì con la sua famiglia (moglie, tre figli e un nipote) ormai da 15 anni. In tutti questi anni sono stato il primo italiano che hanno sentito parlare la loro lingua! Erano esterefatti. Poi a dare una mano a Don Vittorio ci sono i ragazzi cresciuti in parrocchia con lui: Bruno, Dario, Luigi, Christian e Davide (detto 'er molazza). “Pischelli de borgata” si direbbe, ma già grandi per la loro età. E ancora: Massimo, Vincenzo, le signore che si alternano alla cucina. Un vai e vieni di gente. Il lavoro: svuotare cantine in centro (un delirio di traffico per arrivare!), ore e ore a segare la legna per l'inverno, pulizie varie, due chiacchiere, un caffè e la giornata va via veloce. Davvero un gran posto, che resiste senza volersi legare a niente e a nessuno di più grande, ma che cerca di unire le forze con tante piccole realtà. Un esempio per tanti.


Ora mi aspetta il viaggio per Rieti: due giorni per andare a visitare il campo che organizziamo in collaborazione con la Cooperativa Consortium e la Comunità di Capodarco di Roma.
Le gambe iniziano a pesare e la strada sarà in salita. Ma il vento oggi sembra buono.


Un salutone a tutti, a chi commenta e anche a chi mi scrive via mail!


Alla prossima.


P.S.: Un augurio di cuore a Marco che oggi si laurea. Lui direbbe che non c'è niente da festeggiare, ma non è vero. Festeggiamo questi anni fantastici dove il nostro si è dato tanto, forse non nello studio, ma sicuramente per gli altri! Non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto scoprire il Paci e la sua gente. Daje Marchino (come si direbbe a Roma) che, chissà quando, l'ostello ci aspetta!

mercoledì 11 luglio 2007

...un so' cosè, ma è bellissimo!

Ahò! Da un internet point arquanto marcio de Roma, con una paura cane che fuori intanto mi freghino la bici e l'aria condizionata che mi distrugge la schiena, vi racconto quello che è stato il mio passaggio dal campo di lavoro e solidarietà presso la Cooperativa Sociale Integrata Antica Torre", nel Parco dell'Appia Antica, che si impegna nell'inserimento lavorativo di persone disabili o che seguono dei percorsi alternativi alla pena carceraria gestendo un maneggio, avviando un'attività di produzione biologica e facendo lavori di giardinaggio e di pulizia.


Arrivo sabato sera (sollecitato da qualcuno), giusto in tempo per gustarmi una braciata organizzata per festeggiare la bimba di Irm, responsabile del campo insieme al fratello Sandro (anima della Cooperativa). Conosco subito i volontari: Veronika e Denisa dalla Slovacchia, un po' (solo un po'?!?) timidine e non completamente inserite nello spirito del campo. Roma attrae per tanti motivi... Lada e Petra dalla Repubblica Ceca, Ninke dall'Olanda che ha fatto conoscere il mitico gioco di carte, Il Presidente (meglio conosciuto come pass-pass-pass) che tiene svegli i volontari fino a tarda notte fra una bottiglia di birra e l'altra. Klaus (professore di economia alle superiori) e Udo dall'Austria, una delle persone più incredibili mai incontrate ai campi. Questo è il suo diciassettesimo campo (avete capito bene, 17!) di cui molti in Italia, fra Vicomero, S.Giorgio di Piano, Rieti e Finale Emilia per dire solo quelli di cui mi ricordo. Udo è di una simpatia travolgente, soprattutto quando parla italiano, pensate che ha vissuto per circa due mesi nel rione Sanità dei quartieri Spagnoli a Napoli senza problemi (un austriaco!!!), anzi! Ne conserva un ricordo bellissimo! Volontario come pochi, sempre pronto ad adattarsi in ogni situazione, sarà anche al campo di Libolla a fine Agosto e il prossimo anno vorrebbe andare in Sicilia. Poi gli italiani: Annalisa, milaneeese e un certo Kiko, che mi pare di aver già conosciuto da qualche parte... grande cuore e immensa generosità, diventato il cocco della Signora Irene e della Signora Elena, persone magnifiche e nonne eccezionali (ma andrebbe bene anche solo dire nonne!) che seguono e si affezionano ai volontari come fossero loro nipoti.

Domenica, 9 ore di giro per Roma: bellissimo! Ci siamo comportati da veri turisti della domenica (appunto!) ignoranti, senza guida o la minima conoscenza di quello che stavamo vedendo e visitando, la capitale ci è apparsa come un enorme paese dei balocchi, dove abbiamo ritrovato i posti tante volte letti sui giornali o visti alla televisione. Piazza di Spagna, la Fontana di Trevi e soprattutto il "nostro" giro politico: Montecitorio, a fare le interviste a mo' di Iene; salire al Quirinale a dare o chiedere le dimissioni; Palazzo Chigi, Palazzo Madama, Via dell'Umiltà (eppure questo nome non mi è nuovo, vedi foto con le corna, che non è un'offesa, ma è il segno di saluto dei giovani azzurri); la sede del Manifesto (vi giuro che ho provato a suonare) e poi, come dei novelli Ficarra e Picone alla ricerca del nostro "Gualter Gueltroni", la mitica Via delle Botteghe Oscure. Come dice l'amico del protagonista di Ovosodo: "We are communist, but democratic. You know PDS?"... Vabbè, ora non c'è nemmeno più quello. E lo sconvolgente accorgersi che Via Caetani (9 maggio 1978) è proprio lì davanti. Poi ritorno ai monumenti: Corso Traiano (ci siamo persi... forse siamo nel Monopoli, era fra le carte gialle, no?), il Colosseo, Via dei Fori Imperiali e la mitica frase di Kiko che esemplifica la giornata "Oh, Giaco! Un so' cos'è, ma è bellismo"... e ancora non abbiamo capito cos'era...

Lunedì mattina si riattacca a lavorare. Sabato c'era stata qualche tensione fra i volontari e i responsabili: non capivano il senso del lavoro, il senso del campo... forse erano poco motivati... Per un anno con la Sabi ci siamo sbattuti per organizzare le esperienze, mancando sicuramente in qualcosa. Le cose poi non sono mai perfette e le persone che partono, purtroppo, non sempre lo fanno per reali convinzioni, sia per il lavoro (ma sarebbe il minimo) sia (ed è la cosa più sbagliata) per l'esperienza che è sì importante per la singola persona, ma è soprattutto un'esperienza di gruppo. Vedere che le cose non vanno come vorresti, a volte, è scoraggiante. Comunque con Irma c'era già stato un chiarimento e la mia presenza proprio in questi giorni è stata, credo, importante. La prima settimana i ragazzi hanno lavorato proprio presso le strutture della Cooperativa e nel maneggio. Questa settimana invece i lavori si sposteranno nel Parco dell'Appia Antica (la prima strada del mondo e uno dei posti più belli di Roma!) per riadattare i percosi naturali, pulire le aree verdi, tinteggiare e ripulire alcune antiche strade romane.


La prossima tappa sarà l'associazione Casa S. Anna che gestisce varie strutture che offrono prima accoglienza a persone disagiate. Intanto però vediamo se la bicicletta è sempre qui fuori!

Un abbraccio a tutti,

alla prossima!

martedì 10 luglio 2007

Campagna di Roma

Uè, carissimi affezionati del Girocampibo!
Eccomi a scrivervi del mio avventuroso arrivo nella capitale. Prima però un grazie davvero a quanti, con i loro commenti, il loro sostegno e il loro sbattersi per aiutarmi, mi accompagnano in questa avventura: io pedalo, ma il viaggio lo costruiamo insieme.


Isernia-Roma


Un comodo viaggio in treno per recuperare le energie, è quello che mi aspettavo mentre, seduto in terra in una stazione deserta, fra balle di fieno e avvoltoi, aspettavo l'interregionale che mi avrebbe portato a Roma. Mi sbagliavo. Appena salito, infatti, mi accorgo di essere su un treno super-lusso, un piccolo figlio dell'AVE (il treno che collega Siviglia a Madrid, ndr.), con aria condizionata a duemila, seggiolini scomodissimi disposti a divanetto come nella sala di una nave e, quello che è peggio, silenziosissimo! A ridatemi un bel Regionale!!! Meno male che almeno la bicicletta era al sicuro, controllata da una simil body-guard. Tra l'altro anche la compagnia era da dimenticare: quattro ventenni, tutti e quattro con l'I-Pod (o il lettore Mp3, ma la differenza ancora non l'ho capita) nelle orecchie, vestiti praticamente nello stesso modo, seduti accanto senza scambiarsi una parola per tutto il viaggio di due ore! Allucinante! Meno male che la body-guard della bici era un po' più loquace. A Roma Termini cambio treno (un regionale dove tutti parlano al telefonino dicendo "Amò, amò, che fai, 'ando stai?") direzione Lanuvio per fermarmi presso la foresteria del Monastero di Vallechiara ospite della Fraternità di Gesù, i mitici Monaci di Lanuvio (e qui vi risparmio altri ricordi) che oltre a essere una comunità monastica, sono una delle più importanti realtà del biologico in Italia e non solo. Verdura, frutta, succhi di frutta, conserve, formaggi di bufala, mozzarelle di bufala (impareggiabile!) olio, un paesaggio da sogno sui colli romani e soprattutto una gentilezza, un'accoglienza, un'allegria, una solarità (e non solo per me che avevo delle "referenze") fuori dal comune. I fratelli e le sorelle (così si chiamano) sono stati incredibili. Ovviamente non potendo stare fermo, la mattina di sabato è trascorsa a estirpare erbacce dalle piante di lamponi. Nel pomeriggio, poi, partenza per Roma. Pochi kilometri (non più di 30), ma che hanno messo a dura prova il mio coraggio e la mia incoscienza ciclistica: arrivare a Roma in bicicletta è da pazzi! Un mare di macchine, camion, motorini. Poi l'Appia Nuova, due corsie per carreggiata e (come mi avverte un tipo a cui avevo chiesto informazioni) usata come superstrada (...). Gli svincoli per Ciampino (dove mi metto nella corsia di sorpasso o resto a destra rischiando di essere di intralcio a chi vuole uscire? la seconda che hai detto!), per l'autostrada (il momento più critico), per il Grande Raccordo Anulare ("all'uscita 17, c'è..."). Le macchine che si immettono e devono darmi la precedenza...... mai nessun pericolo comunque. Poi, finalmente, il cartello "Roma". Arrivato! Anche questa volta! Il campo di lavoro all'interno del Parco dell'Appia Antica mi aspetta. Kiko pure.





Alla prossima.

venerdì 6 luglio 2007

10 anni dopo... Macchiagodena

Tornare in un posto a distanza di anni fa sempre un certo effetto. Tornare in un posto che è stato una delle tappe più importanti della propria crescita, lo è ancora di più. Tornare in un posto dove ho fatto il mio primo campo di lavoro, come "aiutante organizzatore dei campi", è un po' sconvolgente. Molti di voi infatti non lo sanno, ma nel lontano 1997 (almeno facendo riferimento a mondiali ed europei mi pare fosse quell'anno) un gruppo di pionieri pisani guidati da un folle con la barba partì per aiutare Don Franco nel suo sogno: costruire, o meglio, ricostruire il villaggio S. Nicola nella parte ormai abbandonata del paese per farne un centro a disposizione dell'intera comunità. Fra lavoro, divertimento e pazzie (fra cui ne spiccano di inenarrabili dell'autore del blog che state leggendo) si formò un gruppo che ancora oggi è unito come allora. Qualcuno che fece il campo anni dopo pensò addirittura di intitolare al paesino molisano la propria squadra di Fantacalcio (cosa fra le più preziose al mondo): e fu Macchia Dortmund. Ma questo è il passato.

Il presente invece racconta di Carlo, 50 anni sulla carta d'dentità, ma l'impegno di un ventenne, per questo turno unico volontario presente al campo, persona incredibile per cortesia e disponibilità: un uomo d'altri tempi. Vicentino che cerca di parlare in veneto con i molisani e accanito lettore de "La Repubblica". Di Antonio (ancora lì dopo 10 anni!) e Crescenzo, infaticabili muratori, compagni di lavoro meravigliosi, seri e professionali, ma sempre pronti allo scherzo e alla battuta. Di Liberato, forse il maggiore artefice della ricostruzione, sempre generoso anche con i volontari, che se n'è andato in maniera assurda forse perché, come dice Don Franco "qualcuno lassù aveva bisogno di costruire qualcosa". Poi Don Franco appunto, un vulcano di energia (10 anni fa era molto più sulle sue), un cuoco di altissimo livello, che in questi anni ha visto passare volontari di tutti i tipi e ha voluto che fosse proprio il volontariato il valore aggiunto del progetto. Qualcuno all'inizio non ci credeva, guardava male questi ragazzi mal vestiti e sporchi di polvere che giravano in piazza. Ma con gli anni anche la mentalità di un piccolo borgo cambia, ora le signore chiedono "ma quando arrivano i volontari? da dove vengono?".

Io nonostante la fatica del giorno prima non ho resistito a passare 8 ore in cantiere (dal quale tra l'altro si vede un panorama mozzafiato) con pala, piccone, cazzuole, le mitiche e indimenticabili carriole, la malta. Ad alzare una pietra di 200 kg, a rinfrescarsi dal caldo, a spostare e ripulire.
Nei prossimi turni arriveranno ragazzi e ragazze da Belgio, Germania e Austria a lavorare per tre settimane, portando avanti il lavoro fatto finora e preparando la strada per chi verrà.


Ora però Roma, la capitale mi aspetta col suo traffico impossibile, dove le biciclette sono merce rara. Sarà peggio dei viadotti molisani. Vi racconterò!


Alla prossima


p.s. alcune dimenticanze dei giorni scorsi per la fretta e per gli impegni:

auguri a mi pà, kelo e soprattutto all'Egregio Illustrissimo sua Eminenza Dottore di sti c...... Andrea Matiz!!!!

70 km controvento!

Uè carissimi! dopo qualche post della regia, rieccomi a scrivere direttamente da una postazione internet vicino alla stazione di Isernia. Qui sono arrivato grazie alla gentilezza di Carlo, volontario di Vicenza che ha caricato la mia bici in macchina, dopo aver visto la mia poca forma mattutina causata una notte agitata per postumi della lauta cena di ieri. Ma davanti alla cucina di Don Franco, parroco di Macchiagodena e anima del progetto, anche uno stracchino come me non si può tirare indietro. Alle 15:11 ho il treno che mi porterà a Roma, ma intanto è il momento di raccontarvi di questi ultimi tre giorni vissuti in terra molisana.

Guardialfiera-Macchiagodena
Da programma era una delle tappe più dure del giro, uno spauracchio anche per i ciclisti più allenati, una specie di Cima Coppi, e così è stato. Soprattutto anche perchè il mio augurio del post passato ("sperando nella clemenza del vento") è stato completamente ignorato dai miei santi protettori, che, forse per divertirsi dall'alto a vedermi faticare e imprecare, mi hanno regalato 70 km di vento contrario! Partenza con tutta calma alle 10 da Guardialfiera, tipico paesino molisano con signore sedute sulle sedie fuori dalla porta, chiavi lasciate nella serratura e cani che dormono sull'uscio. Un salto al tabacchi del paese per comprare cartoline, giornali e frutta (!), un'ultimo sguardo al lago e poi via, si parte. Iniziano i maledetti viadotti, alcuni interminabili, operai stradali mi implorano di fermarmi, io sorrido loro e continuo. Il vento è fortissimo, la bandiera IBO sventola che è un piacere, ma anche i tratti in discesa diventano pianura (non come le scarpe da Angelo...), faccio pochi kilometri poi mi fermo. Penso che non arriverò mai, mancano ancora una vita a Macchiagodena e sono già cotto. Vedo passare camioncini con pianali vuoti e sogno che qualcuno si fermi vedondomi pedalare a vuoto, ma sarebbe una sconfitta. In compenso il paesaggio attorno è bellissimo, incredibile, la statale 647 passa in una gola con ai lati colline e montagne aalla sommità delle quali sono arroccati in modo impensabile paesini dai nomi più strani. Nonostante qualcuno (che ne è originario) mi abbia intimato di non dirlo, io lo dico: il Molise è bello! Le città certo non sono il massimo e per i giovani offrono poco, ma come natura e territorio ha poco da invidiare a regioni più conosciute. Comunque, la fatica si fa sentire. Mi fermo per vedere se il mio santo protettore può fare qualcosa, niente, il vento continua e intanto le mie chiappe non ce la fanno più. Poi la strada si avvicina a Bojano, improvvisamente appaiono gli Appenini, uno spettacolo meraviglioso. Vedo Campitello Matese, più di 2000 s.l.m.

Fortunatamente non devo salire lassù, ma anche Macchiagodena non scherza (864 s.l.m.!). Inizia la salita, vedo Macchiagodena dal basso e mi sembra lontanissima, come consigliano in TV al Giro, vado del mio passo. Ma fa freddo, metto il k-way e ricorro ai vecchi metodi del ciclismo: giornale (il Corriere, al Manifesto non lo farei mai...) sotto la maglia. Ecco il cartello, sono arrivato. Ultimo tornante e vedo l'asilo che accoglie i volontari: dopo 12 anni sono di nuovo qua. E' tutto uguale e tutto è cambiato.

Un grande saluto e un grazie per i commenti a tutti i volontari in SCV con IBO in Kenya, Romania e India. Putroppo non ci siamo sentiti molti durante l'anno, ma sono contento che il blog possa essere un mezzo per avvicinare le distanze. A presto.

Un saluto a tutti.
Alla prossima


PER TUTTI I LETTORI:

Associazione DolceAcqua Onlus organizza

Venerdì 6 luglio 2007
Vivi la notte fino all'alba
Viaggio nelle costellazioni seguendo le tracce del laser. Concerti e spettacoli con la partecipazione di Freak Antoni, Guido Foddis e ospiti a sorpresa...

Via Mascherino, 33 - 40016
S. Giorgio di Piano (BO)
Tel./Fax 051 66.30.807
http://www.dolce-acqua.org/

L'IMPORTANTE E' PARTECIPARE

giovedì 5 luglio 2007

APPELLO URGENTISSIMO!


A.A.A.: 23 persone cercasi per i nostri progetti di Servizio Civile Volontario 2007-2008


Sono 23 i progetti di Servizio Civile Volontario approvati quest'anno per IBO Italia, organizzazione non governativa di Ferrara che si occupa di cooperazione internazionale, adozioni a distanza, campi di lavoro e solidarietà, Servizio Volontario Europeo, Servizio Civile nazionale ed internazionale, formazione aziendale outdoor.

23 progetti che cercano 23 persone motivate, entusiaste, con un'alta predisposizione al lavoro di gruppo e soprattutto con grande spirito di adattamento. Sei persone verranno impiegate presso la sede nazionale dove si cercano figure specializzate nei seguenti campi: informatico/grafico, comunicazione, fund raising; campi di lavoro e solidarietà, progettazione, volontariato giovanile.

Per le sedi internazionali, site in Romania, Ecuador, Kenya e India, si cercano 17 persone da impiegare nei seguenti settori: animazione, logistica, progettazione, commercio equo solidale, sanitario (infermieri, medici, tecnici di laboratorio).


Per quanto riguarda la remunerazione, oltre al contributo standard di 433 Euro al mese, sia per la sede nazionale che per quella internazionale, vengono offerti vitto e alloggio. Per le sedi internazionali è prevista inoltre un'indennità giornaliera di 15 Euro al giorno.

I requisiti per l'accettazione delle domande sono: il possesso della cittadinanza italiana e un'età compresa fra i 18 e i 28 anni. Termine di presentazione delle domande: giovedì 12 luglio.

Per avere ulteriori informazioni si può consultare il la seguente pagina:

http://iboitalia.altervista.org/serviziocivile2007.htm

o telefonare allo 0532 243279 oppure scrivere a alessandro.mazzini@iboitalia.org

mercoledì 4 luglio 2007

Dalla regia...

Abbiamo deciso di accompagnare Giacomo, partecipando alla scrittura di questo blog con brevi interventi, di tanto in tanto.


Questo è dedicato ai ringraziamenti.


Innanzitutto il primo grazie va a Francesco Santini, che ci ha linkati per primo sul suo Nonprofitblog e che ci ha fornito utili consigli su come far conoscere il nostro blog. Conseguentemente, ringraziamo gli amici ferraresi e molisani che ci hanno pubblicato sui loro siti, come Occhiaperti.net, Molisenews, Discovermolise, Altromolise e tutti gli altri che magari l'hanno fatto in cartaceo o in radio, ma dei quali non possiamo avere un riscontro per la lontananza geografica.


Grazie a tutti e appuntamento al prossimo post!


Ps: se volete dare un'occhiata a tutte le foto del viaggio, le potete trovare su flickr, indirizzo:

http://www.flickr.com/photos/iboitalia/map/


Fra Puglia e Molise


Uè! Rieccomi! Credevate stessi ancora pedalando lungo le ventose strade molisane eh? E invece no! Incredibilmente, dopo 35 km fra lungomari mozzafiato, statali polverose, viadotti (!) interminabili con vento a mille nodi, bacini artificiali e salite impervie sono riuscito ad arrivare a Guardalfiera! Da qui, grazie alla gentilezza dei proprietari del Bed & Breafkfast da Tina, vi posso scrivere (sorseggiando una crema di limoncello) per raccontarvi questi primi giorni di Girocampibo.


Partenza e Intercity

Come può testimoniare la foto, effettivamente alla partenza ero un po' preoccupato per la poca
maneggevolezza (per così dire) del mio bagaglio (la bici) che le simpatiche FS, per i lunghi tragitti, fanno (comodamente) salire solo se smontate. Uno dei capi treni più antipatici che la storia ricordi, dopo aver visto il malloppo che avevo nel mentre appoggiato in sicurezza in corridoio, mi ha ricordato che ovviamente mi prendevo tutto le responsabilità di quello che poteva succedere (...chissà poi a cosa si riferiva?). Meno male che a supportarmi nella lotta al cattivo di turno e a tenermi compagnia fino a Bari c'era una allegra famigliola con mamma, zia, nonnna, due bambini e, dulcis in fundo, per non farci mancare niente, l'amato cane (da Ferrara a Bari, sottolineo!).


Campo di Lavoro presso la Comunità Emmanuel
A Lecce, domenica mattina, partiva il primo campo. Alla stazione, dopo aver rimesso in sesto la bici fra lo stupore dei più e domande incuriosite della Polfer, conosco Giorgio, una persona incredibile (ama Pisa e la Luminara!) che lavora come operatore e si occupa del rapporto fra la comunità e il carcere. Le attvità portate avanti, infatti, sono l'aiuto a persone con dipedenze da droghe o alcool o che seguono percorsi alternativi alla pena detentiva. Dopo me arrivano i volontari: Sara, geologa di Barletta, il gruppone belga con Jan, ingegnere industriale, Noor, suonatrice di sax, Marjolen, studentessa di medicina, Martine, assistente di laboratorio, Emily... ehm sinceramente non ricordo...; e infine i due austriaci stremati dal viaggio di 24 ore in treno, Paul, che ha finito il giorno prima il servizio militare e Jack (in verità olandese), una vita nell'IBO con campi a Salvatonica, Vicomero, Assisi, Romania solo per dirne alcuni. Un bel gruppo direi, che ho lasciato ieri sera affiatato e ben avviato nonostante qualche difficoltà a livello organizzativo. Anche se le cose che mi rimarranno di più sono le chiaccherate con i ragazzi della comunità: Bleir, Alfredo, Luca. Gente con una storia difficile, a volte terribile, inserita in una vita di conunità che all'esterno appare rigida e che comunque mi hanno accolto come un fratello. Poi Adrian, un cuore immenso. E naturalmente: Lecce di notte, un incanto indescrivibile. E ancora, pasticciotti e caffè in ghiaccio.



Lecce-Guardialfiera

Preceduta da una lauta colazione al bar di fiducia della Manu (dove il tipo è ai livelli di quello che lavora vicino all'IBO, ma le paste sono molto più buone, ndr.) arriva anche il momento di ripartire da Lecce.
Ringrazierò per tutta la vita i fantastici architetti delle stazioni che puntualmente mi costringono a caricarmi la bici (già carica di suo) sulle spalle per scendere e salire dal sottopassaggio! Detto questo, le ferrovie pugliesi sono grandiose: otto macchinisti per un treno di due vagoni, gente gentilissima (altro che quello dell'intercity!) che sembra che ti conosca da tempo e che ha paura di arrivare troppo in orario. Poi il treno da Foggia a Termoli: un vagone (uno!) diviso fra prima e seconda classe (anche se la prima non esiste più!). Il controllore che apre e chiude le porte, il treno che rallenta arrivando in stazione e se non c'è nessuno riparte come fa l'autobus, stazioni deserte in posti dimenticati da Dio, sosta per aspettare il passaggio dell'Eurostar e tutti giù a rinfrescarsi con l'acqua della fontana. Poi, il personale che ti saluta alla fine del viaggio... un mondo fantastico!



Domani tappone da Guardialfiera a Macchiagodena, sperando nella clemenza del vento e della forza nelle gambe. Un salutone a tutti, chi legge, chi commenta e chi ci capita per caso.




Alla prossima.

Adieu!

martedì 3 luglio 2007

Dalla regia.....

Breve intervento dalla regia per aggiornarvi sugli spostamenti del nostro impavido pedalatore...

Come testimoniato da Manu in un commento all'ultimo post, Giacomo è arrivato in quel di Lecce e a quanto pare sano e salvo, se le si è presentato giusto giusto alle 8 del mattino per far colazione! Poi, trullo trullo, ha ripreso la bici alla volta della stazione, gettando scompiglio nella capitale meridionale del Barocco, sorpresa a veder qualcuno circolare in forma veicolare non inscatolata (cioè in macchina) e non truccata-smarmittante (cioè in moto). Sembra che al passaggio sfrecciante da Piazza Duomo qualcuno abbia esclamato: “E ccé bbete?” ovvero: “E che cos'è?”... Eh! Vaglielo a spiegare!

In questo momento dovrebbe appunto essere sui pedali, a coprire i 37 km di distanza fra Termoli e Guardalfiera, da dove domattina ripartirà per coprire i restanti 64 km che lo separano da Macchiagodena.


Vai Girardengo! Sei tutti noi!


Fine dell'invasione di campo.


sabato 30 giugno 2007

Il giro riparte....

Uè! Un salutone a tutti e un grazie sincero a quelli che hanno già lasciato i loro commenti e incoraggiamenti nei giorni scorsi. Con qualcuno nel maggio dell'anno passato ci eravamo lasciati così (arrivedercilisboa.iobloggo.it).....Ora eccoci, è tempo di ripartire e di rimettersi in cammino. Stasera si parte! Alle 23:34, mentre tutta Ferrara festeggia la sua Notte Bianca, l'Inercity Notte 779 mi porterà fino a Lecce (pensavate me la facessi pedalando?!) con tanto di bici e borse al seguito. Non pensiate però che il momento della partenza sia così facile. Un delirio di cose da preparare, da rifinire, da sistemare. Studio delle coincidenze, dei treni che possono trasportare la bici, delle strade da solcare, delle salite da affrontare, dei paesini improbabili da attraversare. Nomi mai sentiti prima che mi rimbalsano per la testa come un ritornello di un tormentone estivo: Guardialfiera, Settebagni, Cortemilia....
E poi la parte più difficile: i saluti. Familiari e parenti via telefono; coinquilini con cui ho diviso la casa per un anno indimenticabile e che al ritorno non troverò (Jule e Mari0n, ci rivedremo, sicure!), con una delle nostre mitiche cene; amici di Pisa e di varie parti d'europa, ma che ormai sono dei ferraresi, con una birra; i colleghi dell'IBO con un pranzo a sorpresa (siete grandi!). Un saluto di cuore a tutti loro, uno speciale a Miguel, Balsa e Manu per il tempo passato insieme, a Sabi per quello che è e a Sonia per quello che è per me. Ma ora sono pronto, preparato per caldo, caldissimo, pioggia, vento e tempesta. Con camere d'aria, filo dei freni, casco, borracce, sacco a pelo, materassino, brugole, chiavi inglesi, mappe, numeri di telefono....speranze e sogni. So che il favoloso cappellino IBO mi proteggerà. Prego signori, in carrozza. Lecce sto arrivando! Ferrara ci rivediamo fra un mese!





Bisognerebbe fermarsi in tempo
Non aver fretta ma rallentare
Bisognerebbe solo ascoltare
(....)
Bisognerebbe fare sogni grandiosi
Oltre la noia e le nevrosi
Avere cura, avere pazienza
Di tutta quanta l'intelligenza...
Si, c'è bisogno!




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