Tornare in un posto a distanza di anni fa sempre un certo effetto. Tornare in un posto che è stato una delle tappe più importanti della propria crescita, lo è ancora di più. Tornare in un posto dove ho fatto il mio primo campo di lavoro, come "aiutante organizzatore dei campi", è un po' sconvolgente. Molti di voi infatti non lo sanno, ma nel lontano 1997 (almeno facendo riferimento a mondiali ed europei mi pare fosse quell'anno) un gruppo di pionieri pisani guidati da un folle con la barba partì per aiutare Don Franco nel suo sogno: costruire, o meglio, ricostruire il villaggio S. Nicola nella parte ormai abbandonata del paese per farne un centro a disposizione dell'intera comunità. Fra lavoro, divertimento e pazzie (fra cui ne spiccano di inenarrabili dell'autore del blog che state leggendo) si formò un gruppo che ancora oggi è unito come allora. Qualcuno che fece il campo anni dopo pensò addirittura di intitolare al paesino molisano la propria squadra di Fantacalcio (cosa fra le più preziose al mondo): e fu Macchia Dortmund. Ma questo è il passato.
Il presente invece racconta di Carlo, 50 anni sulla carta d'dentità, ma l'impegno di un ventenne, per questo turno unico volontario presente al campo, persona incredibile per cortesia e disponibilità: un uomo d'altri tempi. Vicentino che cerca di parlare in veneto con i molisani e accanito lettore de "La Repubblica". Di Antonio (ancora lì dopo 10 anni!) e Crescenzo, infaticabili muratori, compagni di lavoro meravigliosi, seri e professionali, ma sempre pronti allo scherzo e alla battuta. Di Liberato, forse il maggiore artefice della ricostruzione, sempre generoso anche con i volontari, che se n'è andato in maniera assurda forse perché, come dice Don Franco "qualcuno lassù aveva bisogno di costruire qualcosa". Poi Don Franco appunto, un vulcano di energia (10 anni fa era molto più sulle sue), un cuoco di altissimo livello, che in questi anni ha visto passare volontari di tutti i tipi e ha voluto che fosse proprio il volontariato il valore aggiunto del progetto. Qualcuno all'inizio non ci credeva, guardava male questi ragazzi mal vestiti e sporchi di polvere che giravano in piazza. Ma con gli anni anche la mentalità di un piccolo borgo cambia, ora le signore chiedono "ma quando arrivano i volontari? da dove vengono?".Io nonostante la fatica del giorno prima non ho resistito a passare 8 ore in cantiere (dal quale tra l'altro si vede un panorama mozzafiato) con pala, piccone, cazzuole, le mitiche e indimenticabili carriole, la malta. Ad alzare una pietra di 200 kg, a rinfrescarsi dal caldo, a spostare e ripulire.
Nei prossimi turni arriveranno ragazzi e ragazze da Belgio, Germania e Austria a lavorare per tre settimane, portando avanti il lavoro fatto finora e preparando la strada per chi verrà.

Ora però Roma, la capitale mi aspetta col suo traffico impossibile, dove le biciclette sono merce rara. Sarà peggio dei viadotti molisani. Vi racconterò!
Alla prossima
p.s. alcune dimenticanze dei giorni scorsi per la fretta e per gli impegni:
auguri a mi pà, kelo e soprattutto all'Egregio Illustrissimo sua Eminenza Dottore di sti c...... Andrea Matiz!!!!