venerdì 13 luglio 2007

Arrivederci Roma...

Uè! Arieccomi! Uscendo da Roma non posso non raccontarvi del tempo passato a Casa S.Giovanni ospite di Don Vittorio e dei suoi ragazzi. Giorni intensi e anche faticosi, con il solo rimpianto che nessun volontario abbia scelto questo campo. Di lavoro ce ne sarebbe stato, ma soprattutto di persone pronte ad accoglierti e a farti sentire a casa.

L'Associazione Casa S.Anna, in vista di partire con i lavori di ristrutturazione del complesso “Casa S.Anna” (per l'appunto!), che sarà adibito a centro d'accoglienza per donne, gestisce due case, Casa S.Giovanni e Casa S.Giuseppe, all'interno della tenuta Vaselli, fra la Casilina e la Prenestina, appena fuori Torre Angela. Una borgata (praticamente una città) alle porte di Roma, con gli enormi problemi comuni alle periferie delle grandi metropoli aggravati (ne sono comunque una delle cause) dalla forte presenza, soprattutto tra i giovani, dell'estrema destra. Don Vittorio è stato parroco per nove anni di questa enorme parrocchia, poi ha iniziato a dare noia a qualcuno, e le gerarchie hanno visto bene di assegnarlo a un quartiere fantasma, Mezzocammino. A Mezzocammino ci sono strade e parcheggi, stanno costruendo palazzi, laghetti, parchi, un centro commerciale (non è previsto nessun negozio staccato, addio al mitico "baretto"), è stato pensato per ospitare migliaia di persone (con un certo reddito) ma ora non ci vive praticamente nessuno. La chiesa è un prefabbricato e prima non c'era nemmeno quello: quindi fino ad aprile messa sul marciapiede!

A Casa S. Giovanni ho ripescato il mio polacco... infatti la maggior parte dei lavori sono affidati a Giuseppe (Josef, od Polska) che vive lì con la sua famiglia (moglie, tre figli e un nipote) ormai da 15 anni. In tutti questi anni sono stato il primo italiano che hanno sentito parlare la loro lingua! Erano esterefatti. Poi a dare una mano a Don Vittorio ci sono i ragazzi cresciuti in parrocchia con lui: Bruno, Dario, Luigi, Christian e Davide (detto 'er molazza). “Pischelli de borgata” si direbbe, ma già grandi per la loro età. E ancora: Massimo, Vincenzo, le signore che si alternano alla cucina. Un vai e vieni di gente. Il lavoro: svuotare cantine in centro (un delirio di traffico per arrivare!), ore e ore a segare la legna per l'inverno, pulizie varie, due chiacchiere, un caffè e la giornata va via veloce. Davvero un gran posto, che resiste senza volersi legare a niente e a nessuno di più grande, ma che cerca di unire le forze con tante piccole realtà. Un esempio per tanti.


Ora mi aspetta il viaggio per Rieti: due giorni per andare a visitare il campo che organizziamo in collaborazione con la Cooperativa Consortium e la Comunità di Capodarco di Roma.
Le gambe iniziano a pesare e la strada sarà in salita. Ma il vento oggi sembra buono.


Un salutone a tutti, a chi commenta e anche a chi mi scrive via mail!


Alla prossima.


P.S.: Un augurio di cuore a Marco che oggi si laurea. Lui direbbe che non c'è niente da festeggiare, ma non è vero. Festeggiamo questi anni fantastici dove il nostro si è dato tanto, forse non nello studio, ma sicuramente per gli altri! Non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto scoprire il Paci e la sua gente. Daje Marchino (come si direbbe a Roma) che, chissà quando, l'ostello ci aspetta!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie davvero Giaco! Era inevitabile che portassi una persona come te, importante per me, nel fantastico mondo del Paci!
PS: Mi sono laureato a Ing nell'aula Pacinotti... una degna e inevitabile conclusione direi.
Un abbraccione
Marco

Anonimo ha detto...

Ai lettori del blog che hanno,come me superato la cinquantina,quell'"Arrivederci Roma"avrà senz'altro fatto ricordare con nostalgia il ritornello della canzone di Renato Rascel,inno d'amore alla città eterna.Ma oggi io voglio dire anche"Grazie Roma"(cfr.Antonello Venditti)per quell'entusiasmo che hai saputo infondere in Kiko(e di conseguenza anche ai di lui genitori)attraverso la Cooperativa
Antica Torre,gli appetitosi(sarà difficile per me arrivare a tanto)e
mitici pranzi di Elena,il parlar romanesco di Irene,l'attenzione di Irma ecc.E' forse questo uno degli aspetti più belli dei campi di lavoro:la carica di umanità e il sogno di un mondo migliore che i nostri figli(e quindi anche noi)
toccano con mano .Un bacio a Giacomo che pedala e fatica per tutti noi,facendosi voce di molte esperienze di volontariato sparse in Italia,e a tutti voi




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